Sono diventato j-drama addicted. Tradotto in italiano, ho sviluppato una dipendenza dagli sceneggiati giapponesi. E tutto dopo averli snobbati per anni! Ma non sono solo, affatto. La rete mi conforta, sono infiniti i siti dedicati, anche se ben presto se ne identificano un paio significativi, per quanto riguarda l'informazione enciclopedica e la reperibilità.
Ma cosa sono? Sono la controparte asiatica degli sceneggiati italiani e dei telefilm americani. Sono più affini agli sceneggiati in quanto le produzioni giapponesi hanno una conclusione. Tutti quelli che ho visto (4 o 5 in tutto) sono composti da 11 episodi, a cadenza settimanale, quindi per una durata di 3 mesi. Talvolta fa seguito uno speciale (episodio autoconclusivo o di celebrazione). Raramente un seguito.
Come nell'editoria, anche nella tv i numeri fanno impressione: sono centinaia i drama prodotti all'anno (non conosco i numeri italiani, ma... ci arriviamo a 20?).
Che caratteristiche hanno? Deduco dal poco che ho visto. Confrontati con anime e manga, le tematiche sono decisamente ristrette: commedie sentimentali incentrate su trentenni, con qualche adolescente qua e là. Qualcheccosa di storico e qualche eccezione.
La cosa buffa è che indipendentemente dall'età apparente, pare di leggere degli shonen, ovvero le persone si comportano da adolescenti. Avverto che sto estremizzando un po', e che oltre a questo probabilmente traviso certi comportamenti (il giappone è molto, molto lontano da noi!).
La prima impressione è che la qualità della regia e della recitazione sia amatoriale. Non so se sia effettivamente così o se il gusto giapponese sia diverso dal nostro. Sicuramente si nota un certo impegno nel sottolineare le emozioni con espressioni del viso marcate, movimenti di telecamere goffi (retorici?): zoommate su dettagli per guidare l'attenzione del pubblico per esempio. Per questo motivo i personaggi buffi o demenziali sono quelli che riescono meglio: non si notano gli sforzi recitativi, irrompono nella monotonia giapponese e nella formalità della loro società, e sono divertenti.
Altri elementi, fondamentali soprattutto nei drama romantici: il bacio è importante. Sancisce l'inizio di una storia d'amore. Non è ammesso/tollerato prima, e si vede una volta sola. La prima volta che ho visto una serie ho creduto che i giapponesi fossero eccessivamente casti. Non è questo il caso. È vero, durante il corteggiamento il massimo che si può avere è un (goffo) abbraccio. Perfino nelle fantasie dei rivali (vedi Densha Otoko), quando l'obiettivo è la proposta di matrimonio, quando la vittima dice sì, segue un abbraccio. Ma quando i protagonisti si dichiarano, ok, lì scatta, plateale e melodrammatica, la scena del bacio.
I rivali, ovvero i cattivi: sono bellissimi, vestono e si atteggiano alla occidentale, sono alla moda e parlano inglese.
Il melodramma: non può mancare una buona dose di retorica smelensa e strappa lacrime.
C'è qualcosa che non riesco a capire. Drama, manga e anime hanno molte cose in comune, e allora perché queste cose non funzionano nei drama altrettanto bene (quando per niente)? Potrebbe essere un limite della recitazione, o del realismo: i disegni di fatto, anche quando molto dettagliati, si limitano a suggerire e stimolano la fantasia dei lettori. O banalmente, ho qualche problema coi drama? Cmq ne sto trovando di appassionanti, vi terrò informati!!
1 commento:
Beh... ammetto di non aver visto molti jdrama in vita mia, ma sono tutto sommato d'accordo con quello che scrive Touch. Solo che riserverei un "capitoletto" a parte con i drama tratti dai manga... lì di solito si tende a dimostrare una certa fedeltà con il fumetto da cui sono tratti e diciamo che certe cose funzionano piuttosto bene anche live (tutto IMHO, ovviamente). ^_^
xxx
Minmay-chan
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